Lettori fissi

sabato 1 dicembre 2007

Delfini a Boavista



Ciao a tutti,
mi chiamo Piergiorgio Scaramelli e
volevo ringraziare il "geniale" ragazzo italiano, e la "sua ragazza capoverdiana", per la lettera inviata al Blog...perchè, se non fosse stato per " loro", non avrei mai visto pubblicizzati il messaggio da me scritto ed inviato agli amici/che 10 giorni fa, e la foto da me scattata il 18/11/07, giorno in cui tentammo il recupero dei delfini nella praia de Chave verso il Morro d'Areia nell'isola di Boa Vista in Capo Verde.

Dovrei conoscere entrambi, sia lui che" lei",...ma di sicuro "la ragazza capoverdiana", non tanto perchè abito nella stessa isola di Boa Vista,che presumo essere anche la sua, ma soprattutto perchè, strano a dirsi, sembra che scriviamo messaggi identici, uguali in tutto e per tutto, parola per parola, e scattiamo le identiche foto, nella medesima ora, con la stessa identica inquadratura, con lo stesso apparecchio digitale e le memorizziamo nella medesima ed identica scheda.
"Magica ragazza capoverdiana"!!!

Se non fosse stato per l'amico di Firenze, Antonio di
www.capoverdenonsolo.blogspot.com/, al quale, il 21/11, avevo inviato lo stesso identico messaggio, di quello scritto dalla "ragazza capoverdiana" e pubblicato con allegata la stessa foto, che mi ha fatto presente la singolare circostanza, non lo avrei mai immaginato che potessero succedere certe cose.
Mi sono sentito strano nel leggere il mio messaggio, scritto agli amici/che, e vedere la foto, da me scattata, sul blog, ma a firma di altri.

Ho inviato quello stesso messaggio e le foto a 10 amici, la sera del 21/11, ed ho continuato ad inviarne ad altri amici e conoscenti anche nei giorni seguenti, e tutti o quasi mi hanno risposto dicendomi che lo avrebbero inoltrato ad altri ancora per portarne a conoscenza il più possibile.

Mi è sembrato, utile ed importante, unirci e diffondere e far sapere certe cose per sensibilizzare il maggior numero di persone, anche su questi problemi a cui, forse, non si dà il dovuto spazio e la necessaria visibilità.

Internet lo permette.....per cui utilizzarlo al meglio è fondamentale....ma cercando però di mantenerci nei limiti che la correttezza impone, nel rispetto degli altri e soprattutto di noi stessi.

Avere questi tipi di comportamenti "fanciulleschi", il prendere e far suo il compitino dell'altro, non ha mai pagato, neanche se pensato di farlo a fin di bene.
Bisogna cercare di essere sempre se stessi, perchè nel momento in cui ci snaturiamo, perdiamo la nostra identità e con essa la nostra libertà e serenità interiore.

Essere al centro dell'attenzione, anche solo per un momento, caro "geniale" ragazzo italiano e cara "ragazza capoverdiana", fa sempre piacere, ma nella circostanza non era proprio il caso...purtroppo c'erano già i delfini a fare la loro parte, con le lacrime agli occhi, ...e credetemi ..che se avessero potuto... ne avrebbero fatto volentieri a meno.!!!!!!!!!

Che il deserto e l'oceano siano con tutti noi!!!

Piergiorgio Scaramelli
Ilha da Boa Vista
Cabo Verde

P.S. Queste due foto, che vi allego, fanno parte del gruppo delle 87 fotografie che ho scattato nella mattinata del 18/11, unitamente alla foto pubblicata nel blog
(originale in mio possesso: formato 1932 x2576 dimensioni 1,13 MB).

Le lacrime di questi delfini morenti dovrebbero farci riflettere e parecchio!!!!

domenica 28 ottobre 2007

Il cane

Il cane rifletteva sul divano.
Il cane sembrava attento alla discussione, alla testimonianza, alla deposizione.
Il cane bofonchiava in attesa del suo turno.
Adesso il cane è in prima fila; medita sulla parola da pronunciare, da sillabare. La vendetta sta covando persino fra le dita. Lo si capisce dal modo irritante in cui sposta i documenti, muove i fogli, quasi strappandoli e intanto si tormenta gli occhi con l’indice della mano destra. Il filo bianco pescato chissà dove fa mostra di sé sulla manica della giacca. Non si stacca nonostante strofini il braccio, del tutto involontariamente, sia ben chiaro, sulla scrivania, quasi tremando, facendo sobbalzare il rappresentante dell’ufficio che sembra piuttosto attento alla relazione del giudice che espone dettagliatamente i fatti e le questioni della controversia. Tanta precisione però alla lunga stanca lo stesso relatore che comincia a dimostrare segni di cedimento nella lettura del testo cui si appiglia per cercare di portare a termine il suo compito. Righe saltate, parole scambiate, respiri affannati, la penna che gira e rigira fra le mani chiedendosi quando mai finiranno quei fogli e quanto tempo saranno ancora disposti a sentirlo le persone che assistono all’udienza. Anche gli altri giurati ormai non ce la fanno più a sopportarlo e allora passiamo direttamente alla difesa delle parti che nonostante tutto sono entrambe soddisfatte della relazione di cui sopra. Ammettono fin dall’inizio che il relatore è stato esaustivamente preciso nell’esporre il caso in questione e ci sarà ben poco da aggiungere. Salvo poi a voler precisare qualcosina che può rendere più comprensibile i termini della controversia. Ed è così che il cane, dopo aver spento il cellulare che stava cominciando inopportunamente a squillare, attacca ad abbaiare quando non addirittura a ringhiare la sua difesa che tra guaiti e gestualità irriverenti denuncia il linguaggio aldilà del politichese usato dall’ufficio nella redazione dell’atto impugnato. Ma cosa crede, che è sufficiente sproloquiare e ringhiare, peraltro confusamente, senza una linea coerente, per poter convincere la commissione? Sbuffa tra una citazione di articoli di legge e convinzioni personali sulla poca o nulla validità del criterio supposto logico dall’ufficio nell’emissione dell’avviso di accertamento. È sufficiente tutto ciò per poter, e qui chiudo, chiedere (“appare ragionevole” non fa parte di un organo tecnico) l’illegittimità?

domenica 21 ottobre 2007

Umori

Era diventato un bisogno imperioso, non riuscivo più a farne a meno. Persino di notte, persino nei sogni avvertivo un’estrema necessità di succhiare i suoi umori e al risveglio mi ritrovavo in un bagno di sudore che poi scoprivo intriso dei suoi sudori, dei suoi più repellenti umori. La mia vita era diventata un inferno, divisa tra il desiderio di avere sempre più vicino il suo corpo, il suo lardo straripante, i suoi traballanti e penzolanti brandelli di pelle che mi eccitavano sopra ogni cosa e il ripudio, il rigetto, lo schifo della risata simile al barrito di un elefante in perenne calore.
Qualcosa che prima esisteva solo come pensiero si trasforma magicamente con tratti precisi in qualcosa di concreto, riconoscibile e godibile da tutti.

lunedì 1 ottobre 2007

Che mondo!

Dappertutto animali disperati, disgraziati, randagi, rognosi, ispezionano luridi fondi di cassonetti di spazzatura, leccano liquami formatisi per l’azione di anni di rifiuti, che nel tempo hanno secreto melmosi e puzzolenti condimenti per pasti strappati al vento dopo lotte furibonde.
Sprofondano nel fondo più profondo dei bidoni per assicurarsi la dose quotidiana di cibo. Per oggi è fatta. Domani è un altro giorno.
Ma forse no, mi sbagliavo, non sono gatti, non sono nemmeno topi, e neanche cani. Sono persone, uomini, donne; solo due gambe, anche se a fatica, si reggono in piedi.
Ma, possibile, sono davvero persone?
Cazzo guardi, se ti dà fastidio, girati dall’altra parte.

venerdì 28 settembre 2007

meridiani e paralleli

meridiani e paralleli ovunque nel mondo si sovrappongono, intrecciandosi e formando un reticolo che racchiude il mondo conosciuto

martedì 21 agosto 2007

Personale di Costantino Giovine


Mutignano - Borgo Antico
Programma delle Manifestazione Agosto 2007
Dal 18 al 25 Agosto 2007
Personale del M° Costantino Giovine

Per saperne di più:
http://www.mtartegallery.com/

sabato 4 agosto 2007

La bega

Le dita intrecciate, cercava di sostenere la tesi avversa. Ma chi lo stava a sentire? Solo vani sforzi, tentativi inutili. Tutto era già deciso. Solo io ero interessato a quello che diceva o almeno a come lo diceva, con quali espressioni, quali smorfie, quali forme del viso, gesti delle mani, sguardi e occhiate poco chiare in quanto a eventuali insinuazioni. E l’altro difensore era in attesa nel corridoio, girovagando avanti e indietro, forse ascoltando, forse pensando alla sua causa, a come discuterla, come fanno gli uomini che aspettano le mogli partorire.
Sono concentrato. Non mi disturbare. Sto pensando. Controllo il contenuto della cartella in pelle, un po’ consumata ai bordi a dire il vero, cerco i documenti che mi interessano, sfoglio le pagine, individuo il foglio, leggo le parole, mi accerto dei vari significati, vado oltre, circondo di un’aura quasi fantasiosa il (ma cosa vuole quella giacca verde, quasi camaleontico, che pronuncia a bassa voce qualcosa che non afferro, che mi fa soffrire?) (Accidenti! Mi ha distratto, ho perso il filo del discorso ecc. ecc.)…
(Ma cosa fa? Si alza? Mima lo scivolo verso il locale di sgombero?).
E’ impresa ardua riprendere, ricominciare da dove ho lasciato … (Non ci sta manco il letto con un comodino!).

Forse riuscirò ad esprimere qualche concetto, ce la farò a dire qualcosa. Non avviene in maniera automatica la spiegazione o meglio l’espressione di qualcosa, semplicemente aggiungendo parole a parole, mettendo in fila lettere, espressioni, vocaboli, formule vocali ecc…

Mi sembra di essere uno dei tanti, uno come tanti.
Aggiustiamoci la cravatta, per favore! Una strizzatina ai capelli, ma cosa sta dicendo? È quasi mezz’ora che sta parlando ma non è chiaro di cosa. Forse la sta portando alla lunga perché intende tramortire i contribuenti col veleno dell’alito, del respiro, dell’aria che emana, che lo circonda e lo soffonde.
… immotivata, apodittica, quasi laconica, carente sotto tutti gli aspetti.
Abbiamo capito, non possiamo stare a perdere altro tempo. La commissione non è un ente di beneficenza, un telefono aperto per chi ha bisogno di parlare, di …
Già da tempo, accorta dottrina prevede … cosa mai avrà fatto per dei capelli siffatti? Si potrebbe essere indotti a pensare …
Le dita mobili della mano sinistra gingillavano il labbro inferiore (atto regolarmente registrato), parecchio abbronzato. Qual è la misura, la quantità dell’abbronzatura del labbro, mi chiederete, quanta abbronzatura c’è in quel “parecchio”. È un peso che non è facile quantificare, non semplice da calcolare. Nel caso di specie il mistero (sic!) delle finanze è chiamato ad esprimersi in merito, attraverso il suo organo contabile, l’ufficio tecnico.

C’è stato un tempo in cui qualcosa è successo. L’oggi esiste perché c’è stato un ieri. E ieri esiste perché è successo qualcosa da raccontare.
Cominciamo a leggere, signori, cosa recita al punto 4 l’appello del contribuente. Il problema è la lettura della legge.
- Fratelli, leggiamo!
Interpretazione della legge di Dio.
Siamo nell’art. più volte richiamato: ai sensi dei sensi sensibili, come previsto dalla legge sulle pari opportunità di vivere secondo le proprie capacità e ad ognuno secondo le proprie necessità ecc. ecc.
Il Commissario Iguana osservò per un attimo il cielo, non ne trasse però dei buoni auspici e diede perciò la parola al contribuente, ossia al difensore che non riesce più a trovare la data in cui fu redatta la perizia di stima, dal geometra nonché direttore dei lavori del tempo, ma attenzione, un intervento dell’Iguana interrompe la relazione:
- Si ricorda la legge? Ma cosa avrebbe conferito? Un terreno? Ah, un terreno, va bene!
Usiamo spesso parole povere. Che peccato che anche nella lingua si facciano simili distinzioni. Quasi ci fossero parole ricche ed altre meno fortunate o addirittura povere.
- Cosa c’era su quel terreno alla data in discussione? Il punto è proprio questo. Chiarire cosa c’era. Cosa c’era?
C’è stato un tempo in cui un certo signore ha costituito una società. Ed oggi siamo qui a parlarne. Con gente che viene persino pagata per farlo senza peraltro molta partecipazione all’attività di sezione.
- Fratelli leggiamo!
L’elefante felice si disinteressa completamente a quello che avviene in aula. Attenzione! Clamoroso. Qualcosa è stata detta, sembra che si stia svegliando, quale meccanismo sarà scattato in lui? Da lontano, molto lontano, soprattutto lontano nel tempo, un messaggio è pervenuto e gli ha scosso la tranquillità interiore.
C’è una controversia che non si riesce a dirimere. Da cui non se ne viene fuori per nessuna ragione, per nessun motivo. E per l’elefante è tutto un brusio, un’apertura di vocali, che stonano, che disturbano e non ho capito (ma allora che senso ha la norma se non se ne deve tener conto? Io continuo a non capire perché vale il termine dei tre anni!).
Parla da solo, con riferimento all’oggetto di chi se ne frega di tutto.
- Arriviamo al conquibus!
A questo punto, che cosa succede? Che cosa succede? Che cosa succede?
La parte pubblica appella!

L’aria fresca, le correnti che si creano, il riscontro, fa ragionare meglio che in altre condizioni climatiche. La circolazione dell’aria è in qualche modo anche circolazione di idee.
Chi l’avrebbe mai detto? Da come argomenta, dalla convinzione che ci profonde, non sembra che le sentenze gliele scrive il figlio e lui, l’unica cosa che fa e studiarsele; l’inganno consiste proprio nel fatto che (sic et simpliciter) (cose semplici a volte poi diventano complicate) ci mette tanto impegno per convincere o forse per dimostrarsi convinto.

lunedì 9 luglio 2007

lunedì 2 luglio 2007

lunedì 14 maggio 2007

domenica 13 maggio 2007

lunedì 2 aprile 2007

Movimento
Sono sempre pronto a mettermi in movimento, ma lo sarei di più se solo sapessi verso dove.
A. D. 2007

venerdì 30 marzo 2007

s'alzal

S’alzalmattino
ogni bambino
a scuola è diretto
levato dalletto.
Salza di notte dopo dormito
portala frutta altuo mercato
dopola pasta chehai mangiato
mele, pere, castagne, fagioli.
Salza unpo’ subito
per panefare
maal caldo ancora
deve restare.
Mentre la pasta stai aspettando
un podipane vai stuzzicando.
Salzaoperaio
per fabbricare
per la famiglia
avantiandare.
Salzandi giorno
salzanognora
salzaper fino
lavecchiasi gnora
intestahaancora
l’unicoassillo.
Eserciti armati
ad ogni scadenza
fannolavori
commolta pazienza.
Ad ogni sette
malzo purio
che me ne fotto
se moreddio.
Milioni dinsetti voglionoquello:
la cartaigienicaedilbordello.
A.D. 2007

mercoledì 21 marzo 2007

Patrimonio disponibile

… diverso è l’arenile dal bagnasciuga
che è una parte di arenile bagnata metodicamente dalla marea.
L’arenile fa parte del patrimonio disponibile.
A ns modestissimo parere,
mi si passi il termine,
interessante neh, la questione?
Montava un paio di occhiali
che le metteva in evidenza
l’aspetto truce della maschera che indossava
balbettando leggermente sillabe incomprensibili.

Si trascinò ancora per qualche metro
cercando di non inciampare sui binari che attraversavano i capelli
quando li impomatava
con la brillantina che invadeva l’aria
togliendo il respiro a chiunque si fosse avvicinato
nel raggio di venti metri.

… la scienza della missione,
si attaccò al bottone mastodontico che
(se quest’uomo non si alza al mattino per andare a lavorare
nessuno gli porta a casa lo stipendio)
portava con disinvoltura
(c’è bisogno di attenzione
concentrazione
per distinguere il dito
da dietro l’enorme patacca di madreperla
su cui si specchia
come x avere una conferma della sua presenza:
ci sono o non ci sono?
Oppure:
sono ancora io la più bella del reame?
Dubbi legittimi quando si superano i 60
e non tutto sembra più come prima
c’è qualcosa di diverso nell’aria
lo si avverte fin dal mattino
com’è duro alzarsi dal letto
lo è sempre stato
ma adesso avverto che qualcosa è cambiato
tutto è diventato come d’improvviso più pesante
è arrivata la consapevolezza
ho deciso finalmente che è arrivata
ne prendo atto
verbalizzi, signor Segretario:
il Presidente
nel pieno delle sue facoltà
decide che è arrivato il momento di affermare al mondo una grande verità
e che sia considerata tale, non ci vuole molto a capirlo
basta guardarla negli occhi
non c’è più lo splendore e la lucentezza dei suoi vent’anni
ma neanche la vivacità dei suoi trenta
o la maturità al limite della tolleranza dei cinquanta).

Tutto passa a scorrere più fluidamente
le attenzioni si fanno più pressanti
vorrei vederla nuda
come fosse al mare,
a cascare di fronte a
[………., ……… ]
di sabbia, i seni vecchi
appesantiti dagli anni,
ormai non mi fermo più davanti a niente
accetterei di lavorare anche in polizia
pur di poter fare esplorazioni rettali
cosa non si farebbe per palpare il culo ad una donna!

Il sole cominciava a scendere e la palla,
come sospesa a metà altezza,
sembrava gocciolare lontano
scintille di fuoco che non riscaldavano più.

Presi tra le mani il grosso membro che oscillava tra le gambe
e cominciai a tirarlo su e giù, fino a farlo schizzare.
Sembrò durare un’eternità
i muscoli delle braccia si irrigidirono
non sentii più le dita
il corpo si allontanò da me
qualcuno, sul bordo del mare, assisteva incredulo a questo rito
chiedendosi cosa fosse
se un sogno fuoriuscito un po’ troppo in fretta dalla notte
scappato e non trattenuto
o un ricordo
l’illusione di poter affrontare la vita in altri modi;
ci sono tanti modi, è vero
ma ne prendeva coscienza solo adesso
certe cose non le avevo fatte da bambino
è così che si fa
provare, provare, provare,
alla fine qualcuna ci starà
farai delle figure di merda
ti avvicinerai
guarderai
annuserai
sarai respinto mille e mille volte
ma un bel giorno
(un bel giorno?)
succederà quello che non ti aspettavi più:
dopo una vita vissuta più per abitudine che per altro
la troverai lì ad attenderti.
Finalmente,
ho realizzato anch’io il sogno della mia vita.

Mi fermo un po’ a pensare, a guardare.
Non so come comportarmi.
Chiedo consiglio
consulto un CD-ROM
leggo la posta
navigo in internet
qualcuno mi saprà aiutare
non posso stare a guardare
ho bisogno di agire
la maraviglia mi rende attonito
la sorpresa mi istupidisce
mi immobilizza
le parole non vengono
vado avanti per istinto
e sembra che in alcuni momenti neanche quello mi aiuta
bloccato
come irrigidito,
ho bisogno di uno scossone.

Saprai guardarmi, senza giudicarmi da questa situazione d’impasse?
Non sono solo questo, io, lo giuro.
Ho fatto ben altro
ho affrontato di tutto.
Baciarmi, non è la più grave tortura che ho subito.
A.D. 2007

lunedì 19 marzo 2007

In volo

Nel capodanno di questo 1904 che sta scorrendo via velocemente come tutti gli anni che abbiamo vissuto, ormai non ci resta altro che fare un altro piccolo sforzo e sperare di arrivare al 2004, per sapere come saremo fra altri cento anni e poi confrontarci almeno in un’altra dimensione visto che non si riesce proprio in nessun modo a comunicare più se non con le parole che pure rivestono un ruolo importante ma non abbastanza soddisfacente.
Parole che si aggiungono ad altre parole, fiumi o fumi che si intersecano con le nostre esistenze e non so più distinguere la poesia dalla realtà che mi riempie di nostalgia di mondi sconosciuti.

È come svegliarsi ogni giorno e non sapere cosa ci riserva la vita, questa città, questo mondo, quest’esistenza.
Restiamo in attesa di un frenetico cambiamento di rotta e non ci accorgiamo che la rotta non può essere determinata altro che dai nostri venti interiori. E non sempre sappiamo percepire il soffio che ci alita accanto e ci suggerisce e consiglia di involarci anche soltanto verso l’ignoto come esperienza da affrontare nel tentativo di conoscerci meglio.
A.D. 2007

domenica 18 marzo 2007

Dialogo

Un dialogo, lungo, perenne, da sfondo un ambiente vario, molti ambienti, sempre diversi, ma un solo lunghissimo dialogo, a due, a più voci, da solo …

Non riesco a raggiungere quel distacco necessario per parlare di me come se mi riferissi ad un altro, come se volessi affrontare un discorso o cominciare un viaggio in cui il mio interlocutore è la strada che percorro, l’unico volto visibile, il sole che mi abbaglia, in ogni momento della giornata, la forza che mi resta il muto personaggio da interrogare, su cui indagare.
Non saprei uscire e non so rendermi conto se c’è un’uscita, una via d’uscita, un varco tra i recinti, che mi consenta di allontanarmi a sufficienza per potermi vedere da lontano, quando non mi accorgo di quello che sto facendo, non me ne rendo conto, nell’attimo stesso in cui agisco, in cui sto osservandomi, anche. In cui sto pensando di fare tutto ciò, e in cui lo penso, e lo scrivo anche ed è già tardi, è già ormai, è già passato tanto tempo; da quando esisto tanti attimi si sono accavallati e si stanno frantumando l’uno sull’altro e non riesco più a tenere il passo dei pensieri, delle parole che hanno scavalcato le idee che sto vedendo nascere, mi sto sforzando di partorire, e adesso posso dire invano.
A.D. 2007

sabato 17 marzo 2007

Caos

Un messaggio lanciato nell’immensità dell’universo nella speranza che qualcuno riesca a captarlo. Un essere alieno che non conosce il mio linguaggio, ha necessità di interpretarlo, di capirne il senso. Oggetto posto in un angolo del mondo. Si sente l’aria fresca, il vento, o il sole, il colore eccessivo, la pioggia di materiali inerti, una voce da un qualche abisso, il crepuscolo degli altri esseri celesti, cosa serve pensare?
Tante cose sfuggono, non vorrei svelare tutto in una volta. Non potrei. Si accumulerebbe la forza delle idee e mi strozzerebbe, viviamo in una dimensione temporale che non ci consente l’accumulo infinito di alcunché. Come districarsi in questo caos?
A.D. 2007

Ola'

Da oggi ci sono anch'io!
A. D. 2007