Lettori fissi

domenica 11 dicembre 2011

magie in corso

prima di svegliarmi completamente del tutto mi ripasso vari romanzi in testa, apporto gli ultimi  ritocchi alle frasi, quelle che appaiono incomplete, un ripasso necessario, quasi indispensabile per un buon inizio di giornata, sembrano manifestarsi tutte in quel momento, dopo un intenso lavorio durato tutta la notte, come una competizione per assicurarsi un biglietto in prima fila, essere pronto all’alba di un nuovo giorno per la prima pagina di un giornale importante, il futuro, il futuro di questa storia, lo costruirò attraverso i ricordi, attraverso il riversarsi nell’oggi del film del passato, che ancora non so come scrivere, se non ricopiando e ricomponendo brani di discorsi, di pensieri, di riflessioni, senza alcun collegamento tra loro, almeno apparente, perché qualche legame ci dovrà pur essere, sono stati il mio passato, la mia vita, ed ho bisogno di aiuto, un sacerdote del bello, un asceta contemplativo, un mago divino, qualcuno cui affidarmi, e il mago me lo sento dentro, che mi suggerisce frasi, che mi dona parole, che mi consiglia visite, senza sarei altro, forse niente, mi ci sto abituando, sta diventando familiare, un essere che non voglio abbandonare, e voglio che non mi abbandoni, che sia sempre più parte di me, per questo di tanto in tanto ci ritorno, a quell’idea, un progetto che tengo in vita, risvegliandolo da un sonno appagante, perché mi dia la forza necessaria, perché mi faccia da guida, da solo non saprei, non sarei niente, ho bisogno di lui, come acqua, come aria, quando mi fermo, quando non so andare avanti, è a quel dio che mi appello, è lui che prego e imploro, è ai suoi miracoli che mi aggrappo, le sue magie direbbe, i suoi artifici, le atmosfere che si vengono a creare, che contribuisce a creare, io lo so, non fingo certo, lo so che è tutto merito suo, se sono ancora in vita, se ancora ho la forza di continuare, se sto scrivendo, anche se può sembrare che sto fingendo, anche se do l’impressione di fingere, di non essere sicuro, di ritornare più volte sullo stesso concetto, sulla stessa frase, mi serve per collaudare le idee, per rafforzare le certezze che si stanno concretizzando, giorno dopo giorno, grazie anche al contatto col mio mago, col mago che mi è stato assegnato, dal destino, o chi per lui, non importa, non è il momento di indagare o di approfondire, il mago è tutto per me, e non solo per me, anche per la mia vita, è tutto quanto possa desiderare, ho bisogno di un mago in cui credere, altrimenti non ce la faccio a riportare o ripartire dal passato, dal lontano passato, anche dai giorni che non ricordo, e lui, il mago, serve anche a questo, a lui basta poco, un gesto banale, un lieve movimento della bacchetta, o di altro strumento, un qualsiasi ferro del mestiere, appreso in anni ed anni di pratica, anch’io mi ci metterò un giorno, anch’io diventerò mago, mago di me stesso, mi serve per farmi le magie da me, anch’io diventerò santo, santo per me stesso, mi serve per farmi i  miracoli, i miracoli su di me, un tentativo al giorno, una prova, seguirò gli insegnamenti, lezioni dure, partecipazioni assidue, per raffinare uno stile che sia mio, una storia al giorno ad esempio, oppure ogni giorno una storia, la sforzo di domare i pensieri, dominare le parole, piegarle alle mie necessità, dopo anni di esercizi infruttuosi, almeno qualcosa di cui essere soddisfatto, non dico orgoglioso, o andarci fiero, ma almeno qualcosa di mediocre, che mi liberi del vuoto che mi ammorba, una storia buona per una frase, anche solo una parola, da cui ripartire, per alimentare l’immaginazione, per ingravidarla, non prosciugarla, non renderla sterile, o malata, come purtroppo è già successo parecchie volte, che ho immaginato di tutto, storie inconfessabili, non so come abbia potuto, arrivare a tanto, e per immaginarle le ho provate quelle cose, sperimentandole su me stesso, un passaggio indispensabile, ne andava di mezzo la mia credibilità, così pensavo, e non solo la mia, anche quella della mia fantasia, della mia immaginazione, ma ancora non è tempo, ne parlerò in un'altra occasione, un altro momento, per adesso sento che è meglio sottrarmi alla tentazione di elencare i mille corpi che si ammassano nel mio corpo malato, contagiato dalle storie dei pensieri che hanno preso la forma di formazioni velenose, nocive, che sono andate a nascondersi, a prendere posizione nelle più intime, segrete, nascoste parti, nei più imperscrutabili anfratti della mia anima, dentro nell’intimità delle delicate circonvoluzioni del cervello, ormai interamente infestato, non adesso, sarebbe lungo e non sono tanto sicuro di avere abbastanza tempo, prima vengono altre cose, troppo semplice sarebbe altrimenti, basterebbe un fiat lux da niente, e la luce fu, una semplice parola, il solo verbo, sufficiente a creare un mondo, il mondo, un trucco troppo facile, e fu davvero un gioco da ragazzi per me diventare professore di portoghese, è bastato che qualcuno, un prete, o una brasiliana di ritorno mi domandasse se io ero l’altro professore, quello che affiancava Francisco, ed ovviamente ero io, un trucco da nulla, nessuno se ne accorse, e continuai a sostenere quel ruolo, ed ancora oggi, mi ritrovo a studiare letteratura lusofona, per soddisfare le curiosità della gente che non ha dubbi sulla mia professione, mi sono inventato, mio malgrado, una nuova figura, un’immagine che non sospettavo, che mai s’era sognato di ammattire dietro Pessoa e le sue infinite immedesimazioni o estrapolazioni, o estrazioni, o intersecazioni di varie realtà che non ho capito bene come si compongono nel panorama letterario portoghese, ma mi è facile fare buon viso a cattivo gioco, o comunque a intrecciare in mezzo a tutte quelle, anche la mia persona, o l’immagine che anch’io ero stato capace di costruirmi, senza minimamente volerlo, anche se nel ricordo sarò altro

sabato 10 dicembre 2011

Senza titolo

... e però non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dire, però sentivo che qualcosa da dentro stava arrivando, qualcosa stava nascendo, come un grande consiglio che arrivava dalle viscere più profonde, uno stimolo dai più lontani recessi, e non dovevo farmi sfuggire quest’altra opportunità, qualcosa che non saprei esprimere o sintetizzare in poche parole o parole povere, ed allora a volte  sono costretto a distinguere i tempi, mi trovo nella necessità di espandere i concetti, di allargare i margini di scrittura

domenica 27 novembre 2011

Che rabbia!


... che rabbia, sapere che da qualche parte sono in grado di fare delle cose che di solito non riesco a fare!, mi provoca un’enorme irritazione il fatto che nei sogni riesco a volare e qui invece, da questa parte del mondo, non sono capace nemmeno di guidare un’automobile, è per questo che mi convinco sempre più che non devo essere io quello che agisce nei sogni, deve essere qualcun altro che entra dentro me e per un certo periodo di tempo si alimenta delle mie risorse, succhia le mie energie e sopravvive il tempo necessario per farmi sentire un verme, allora, quando proprio non ce la faccio più, quando il peso della vergogna prende il sopravvento, mi sveglio, e non posso far altro che riconoscere i miei limiti.
Fortuna che amo scrivere, è una forma di compensazione, gliela faccio vedere io a quel tipo che mi usa, la scrittura, del resto, permette di inventare di tutto, tutto è permesso, e nessuno potrà mai obiettare nulla.
O forse il sogno è uno, uno solo, che esiste a prescindere, assoluto, di tutti, di chiunque lo voglia prendere, una realtà a disposizione di chiunque.

sabato 26 novembre 2011

biblioteche wireless

... sì, adesso però non so più come fare, ci sono persone che mi chiedono di scrivere cose assurde, la gente è davvero strana, ed io, se voglio sopravvivere, in qualche modo dovrò pur farcela, mettercela tutta, anche quando mi viene chiesto di scrivere di cose di cui non ho mai sentito parlare e pertanto non saprei proprio da dove cominciare, forse è anche per questo che visito spesso le biblioteche, mi viene da pensare che si possa creare una circolazione di idee tra i frequentatori ed in qualche modo che non so possa trarne vantaggio oppure, altre volte immagino che un luogo pieno di libri possa essere il posto ideale per assorbire i fluidi delle lettere, immagino che si possano creare dei passaggi di onde, che le idee, dalle pagine dei libri, vibrino nell’aria e possano contagiarmi e così tutto diviene più facile, una rete wireless di pensieri, riuscirei persino ad analizzare l’influenza della pioggia sulla psicologia infantile, nei bambini nati in paesi in cui il deserto è il paesaggio dove hanno sempre vissuto, o anche missioni più semplici, anche se relative ad argomenti apparentemente poco noti o poco familiari, cosicché l’adolescenza considerata come una catastrofe non mi apparirà più come un’astrusità bella e buona ma qualcosa su cui potrei tenere una conferenza davanti ai massimi esperti internazionali del campo

giovedì 27 ottobre 2011

Scopo di questo blog ...


Sono state varie ma forse non molte le occasioni in cui ho pubblicato dei post in questo blog.
C’è stato un tempo in cui ho pubblicato versi, frasi, cose che mi venivano in mente, poi ho cominciato a pubblicare degli scritti a mo’ di recensioni dei libri che leggevo, ma in effetti la cosa che più mi interessava era lasciare una traccia, sia pur minima, di quello che leggevo, perché poteva capitare, ed è capitato, che non ricordavo nemmeno di aver letto un libro ed allora pensavo che scrivendo una sorta di riassunto, una sintesi della trama, forse potevo avere più possibilità di ricordarmi, a distanza di tempo, di cosa trattava un determinato libro, ed allora scrivevo qualcosa tanto per avere un’idea, qualcosa cui appigliarmi quando volevo assolutamente ricordarmi il nome di qualche personaggio, se non addirittura dell’autore di un determinato libro che ero certo di aver letto e comunque non è servito a molto nemmeno questo accorgimento perché anche se ritorno a leggere qualche post lo stesso non riesco a ricordare nulla, nemmeno se ha scritto qualcosa di abbastanza analitico su un libro ed allora, mi viene a volte da abbandonare il blog al suo destino, di rinunciare a tutto, ma poi mi capita di leggere un bel libro e ritengo giusto portare a conoscenza chi mi segue, o chi incappa accidentalmente fra queste pagine, del libro che mi ha deliziato, ma non sono sicuro di raggiungere l’obiettivo ..., i meridiani ed i paralleli si scontrano e si intrecciano inestricabilmente ..., boh!

lunedì 24 ottobre 2011

avventure del libro



Di "Passaporto per Capo Verde" si parla anche nel centro di documentazione "La Cultura del viaggio" di Avventure nel Mondo.

O Novíssimo Testamento


Mário Lúcio Matias de Sousa Mendes, più noto come Mário Lúcio, nasce a Tarrafal, nel nord dell’isola di Santiago, nel 1964.
A 12 anni rimane orfano di padre e da allora vive a Chão Bom, il campo di prigionia dove, durante il periodo coloniale, venivano internati e torturati gli oppositori politici al regime portoghese. Qui viene preso in affidamento dai militari dell’esercito e vi rimane fino a quando si trasferisce a Praia, per intraprendere gli studi superiori.
Nel 1984, grazie ad una borsa di studio, si trasferisce a Cuba, dove si iscrive alla facoltà di Diritto, all’Università dell’Avana.
Fa ritorno a Capo Verde nel 1990, con la laurea in Diritto e tanta esperienza nel campo musicale, grazie ai numerosi contatti con gli artisti locali.
Intraprende la carriera di avvocato e viene eletto in Parlamento, dove assume l’incarico di deputato per il PAICV dal 1996 al 2001.
Le sue due grandi passioni però sono la letteratura e la musica.
Nel 1992, insieme a Teté Alhinho, fonda il gruppo Simentera, che ha costituito un passaggio importante nella storia della musica capoverdiana essendo il gruppo corale e acustico che più e meglio ha saputo rappresentare le espressioni culturali presenti in tutte le isole dell’arcipelago di Capo Verde, oltre a rivendicare la cultura africana come parte importante dell’identità capoverdiana.

Discografia dei Simentera:
Raiz (1995)
Bairro e voz (1997)
Cabo Verde em serenata (1999)
Tr’adictional (2003)

Terminata l’esperienza con i Simentera, Mário Lúcio nel 2004 intraprende la carriera da solista.
Ad oggi ha al suo attivo quattro dischi:

Mar e Luz (2004)
Ao vivos e aos outros (2006)
Badyo (2007)
Kreol (2010)

Ha partecipato a numerosi progetti di altri artisti capoverdiani, oltre ad aver prodotto il primo disco da solista di Ildo Lobo (Nôs Morna, 1996) e quello di Lena França, componente dei Simentera, (Amornado, 1999).
Eclettico e versatile polistrumentista, è uno dei pochi suonatori di cimboa esistenti a Capo Verde.
Si è esibito sui palchi di varie città del mondo e in vari continenti e si è sempre circondato di grandi artisti, sia nelle produzioni dei Simentera che nei dischi da solista.
Hanno collaborato con lui artisti di varie nazionalità: Marío Laginha, Maria João, Pedro Joía, Teresa Salgueiro, Luís Represas, Harry Belafonte, Gilberto Gil, Paulinho Da Viola, Milton Nascimento, Pablo Milanés, Ralph Tamar, Mário Canonge, Manu Dibango, Touré Kunda, oltre a grandi nomi della musica capoverdiana fra cui Cesária Évora, Mayra Andrade, Paulino Viera e Djinho Barbosa.
Tra gli eventi più importanti da lui ideati ed organizzati va ricordato senz’altro il Fesquintal de Jazz, un festival di jazz, ma più in generale di musica capoverdiana, che tra il mese di aprile e maggio del 2002 ha riunito, a Praia e a Cidade Velha, per la prima volta, molti dei più grandi ed importanti artisti di tutto l’arcipelago e della diaspora capoverdiana.
Nel 2011 è stato nominato Ministro della Cultura del Governo di Capo Verde.

Oltre ad esprimersi al meglio nel campo musicale, fino a diventare uno degli artisti più importanti del panorama capoverdiano contemporaneo, Mário Lúcio fa parte del movimento della nuova generazione di pittori: sue opere sono state esposte a Capo Verde e anche all’estero.

Altra sua grande passione è da sempre la letteratura.
Come scrittore si è distinto in vari generi letterari. Le prime pubblicazioni riguardano opere poetiche.
“Nascimento de um mundo” è una raccolta di poesie del 1990, mentre del 1992 e “Sob o signo da luz” e “Para Nunca mais falarmos de Amor” del 1999.
Nel 2000 viene pubblicato il romanzo “O trinta dias do homem mais pobre do mundo”. Del 2003 è “Vidas paralelas”.
Ha scritto anche opere di teatro tra cui “Saloon”, pubblicato nel 2004 e “Teatro” nel 2008.
Sue poesie sono state pubblicate in varie riviste specializzate tra le quali Podogó, Ponto & Vírgula, Fragmentos, Voz di Letra, Voz di Povo.
Un suo racconto figura nell’antologia di racconti inediti capoverdiani “Tchuba na Desert” del 2006.
Nel 2009 Mário Lúcio ritorna al romanzo con “O novíssimo testamento”, primo romanzo pubblicato in Portogallo, dalla casa editrice Dom Quixote, con cui vince il premio letterario Carlos de Oliveira nel 2009.

O NOVÍSSIMO TESTAMENTO
E se Gesù resuscitasse donna?

Un’opera che rappresenta decisamente un salto di qualità nella produzione letteraria di Mário Lúcio ma anche della letteratura capoverdiana e lusofona in generale.
Un romanzo fluviale, suddiviso in paragrafi e capitoli dove non viene mai utilizzato un punto. Si potrebbe dire che non arriva mai ad punto finale, ed anche nel testo, la storia al termine sembra ritornare alle prime pagine del libro.
Lo stile è qualcosa che ricorda le magie narrative e letterarie di Gabriel Garcia Marquez, quello delle opere più grandi, passa dal Brasile di Jorge Amado, continua con la straordinaria capacità affabulatoria di Saramago, e approda a Capo Verde con una sintesi di tutti questi elementi che danno origine ad uno stile tipico dell’oralità realizzato in maniera magistrale e con grande abilità da Mário Lúcio.
L’opera si inserisce nel più ampio panorama letterario tipico del realismo magico africano, così come già affrontato e trattato da autori come il mozambicano Mia Couto, caratterizzato stilisticamente anche da giochi di parole, lunghe enumerazioni caotiche, circolarità del tempo e trovate magiche che conferiscono a volte al romanzo un’aura di esilarante ironia.

L’autore ambienta la storia al tempo in cui Capo Verde è ancora una colonia portoghese.
La narrazione inizia con un mistero difficilmente spiegabile: una donna sta morendo e il suo ultimo desiderio non è quello di ricevere la benedizione di un prete, ma quello di farsi fotografare, visto che un fotografo perpetua la vita e che non aveva mai avuto la possibilità di essere ritratta nel corso della sua esistenza.
La nipote della donna morente si prodiga per trovare un fotografo ma al momento del flash la vecchia scompare, per ricomparire sotto altre forme quando la foto viene sviluppata. L’autorevole voce del prete decreta che il miracolo che si è appena compiuto consiste nel fatto che Cristo è ritornato sulla terra in un corpo di donna.
Il tutto si svolge inizialmente in un piccolo villaggio nel nord dell’isola di Santiago. Il luogo diviene, in breve, centro di pellegrinaggio dove accorrono fedeli, credenti e curiosi da ogni parte del mondo, tutti desiderosi di capire cosa ne è stato della donna, e anche di verificare di persona quanto diviene in poco tempo di dominio pubblico, e cioè che la donna è una sorta di reincarnazione di Gesù con le sembianze di una donna, per poter così chiedere un miracolo.
Da qui il titolo dell’opera, dopo il Vecchio Testamento, dove viene annunciata la venuta del Messia, dopo il Nuovo Testamento, dove si narra la vita, la morte e la resurrezione di Gesù, ecco il Nuovissimo Testamento, che dà conto di come Gesù risorge nel corpo di una donna, venuta per inaugurare La Terza Età dell’Uomo.

Per avere un’idea di come scrive Mário Lúcio in questo romanzo, è sufficiente dare un’occhiata a questo sito: www.buala.org
 
Mi auguro che qualche editore si accorga presto di questo straordinario lavoro per proporlo al pubblico italiano.

venerdì 7 ottobre 2011

S. il Nobel privato

Non è difficile intuire che dietro il personaggio denominato S. si nasconde il vero premio Nobel José Saramago. Del resto anche lo pseudonimo dello sconosciuto autore Domingos Bomtempo riecheggia Mau-Tempo, un personaggio di un’opera di Saramago.


Non si può quindi non pensare a Saramago ed alla sua figura nel leggere questo libro.


Ma per chi ama e conosce un po’ Saramago, solo un po’, nemmeno tanto, direi che le similitudini col grande portoghese finiscono qua.


La figura di Saramago non esce molto bene dalla lettura di questo lavoro, anzi, direi proprio che cose peggiori di quelle che si leggono qua e là nel corso del romanzo sul Nobel portoghese forse non si potevano pensare e scrivere.


Di questo gioco alla denigrazione è oggetto anche l’amata, nella realtà, moglie Pilar, che invece nel romanzo sembra non perdere occasione di cornificare di continuo il vecchio scrittore, al punto che il romanzo in alcuni punti appare un banale racconto pornografico.


Luoghi comuni si ripetono di continuo nel testo, S. è di continuo ossessionato, fino alla paranoia, da un altro scrittore portoghese, in cui non è difficile riconoscere António Lobo Antunes, se la prende con uno scrittore italiano, di certo Tabucchi, che pretendeva rubargli l’idea di scrivere un romanzo su Fernando Pessoa, e il personaggio S. ne ha anche per Moravia e persino per Dario Fo, a cui è stato assegnato il premio Nobel prima che allo stesso Saramago, insomma il libro più che un divertissement, come riportato nella copertina del libro, sembra piuttosto un esercizio letterario di qualcuno che attinge qua e là all’opera di Saramago, senza che sia chiaro lo scopo di questa attività.


Una trovata editoriale forse poco lodevole della pur degnissima Cavallo di Ferro, la casa editrice che ha fatto conoscere questo romanzo, e qualcuno ha avanzato dei dubbi persino sul fatto che sia stato scritto in portoghese e tradotto in italiano.

lunedì 6 giugno 2011

Il vero mago

Ho appena finito di leggere il libro Principi di magia e poteri del vero mago di Frank Bonethe, Armenia Editore, 1991.


È un po’ che mi sto interessando a questo argomento.


Non dico appassionando, ma sto cercando di studiare per apprendere alcune tecniche che mi possano far compiere alcune magie, sia pur piccole, per provare a migliorare la vita, a cominciare dalla mia. Per cambiare quella degli altri dovrei lavorare tanto, tantissimo, almeno a stare a quello che c’è scritto in questo libro, e non sono poi tanto sicuro di riuscirci nel tempo che mi resta. Ed allora comincio a mettere in pratica gli insegnamenti prima su me stesso. Poi si vedrà.


Penso che affrontare lo studio e l’apprendimento delle leggi della magia possa fornirmi degli strumenti necessari per scrivere anche qualcosa su un mago, un vero mago, ed è per questo che sto pensando anche che, quanto prima, comincerò a scrivere una storia, per il momento non so quale forma dare, ma penso che per iniziare potrebbe andare bene anche un piccolo racconto, ho già in mente qualche idea, che proverò a sviluppare non appena prenderò più confidenza anche con un certo vocabolario, più consono a quello di un mago, usare certi termini, qualcosa di tecnico insomma, ho già preso nota, nel corso delle letture dedicate a questo tema, vari appunti che mi serviranno al momento opportuno, quando scatterà il lampo, forse quando sarò abbastanza mago da riuscire a far scoccare la scintilla giusta.

Per adesso continuo a studiare, fiducioso.

sabato 26 febbraio 2011

Spiegazione degli uccelli





António Lobo Antunes (ALA - nomen omen?) sorprende con sempre nuove formule narrative, nel leggere Antunes le consuete regole per analizzare un romanzo, così come sono state formulate intorno alla metà del secolo scorso, sono del tutto inadeguate, non sufficienti a dare conto della ricchezza delle soluzioni che di volta in volta riesce a trovare, prendendo di sorpresa il lettore che ha sempre di più da apprendere dalla lettura, da cui riceve sempre nuovi stimoli.


Leggendo questo libro, il lettore si ritrova contemporaneamente in più luoghi e in più tempi, si trova a leggere i pensieri e le azioni di più personaggi, ed egli stesso diventa personaggio chiamato a contribuire alla costruzione della narrazione e quindi del romanzo.


La trama?


Cosa importa?



Un libro tra i più interessanti che abbia mai letto.



António Lobo Antunes


Spiegazione degli uccelli


Feltrinelli – 2010


Traduzione: Vittoria Martinetto

martedì 1 febbraio 2011

In piena luce


Cerco di seguire quello che viene pubblicato su Capo Verde in Italia e sono rimasto incuriosito quando ho trovato nelle mie ricerche su internet questo libro di Renzo Mosca, dal titolo “In piena luce” e dall’accattivante sottotitolo “Eros e magia a Capo Verde”.

Sono subito andato in libreria e fortunatamente l’ho trovato senza essere costretto a lunghe ricerche.

Cominciata la lettura mi sono reso conto però che il romanzo di Capo Verde aveva ben poco, se non qualche riferimento geografico e qualche elemento folcloristico sparso qua e là per le quasi trecento pagine del libro.

L’autore ha lavorato parecchio di fantasia, nel creare e nell’elaborare la trama e l’idea di ambientare il tutto a Capo Verde non mi sembra per nulla azzeccato.

Chi ha visitato Capo Verde, chi conosce l’arcipelago sa che dappertutto potevano essere ambientati gli avvenimenti descritti nel romanzo tranne che a Capo Verde, e tanto meno sull’isola di Santo Antão.

Uno che legge questo libro si può fare l’idea di un paese in cui le donne capoverdiane sembra non stiano aspettando altro che uomini, possibilmente occidentali, europei, italiani, per scopare dalla mattina alla sera, per poi ricominciare, il giorno dopo, e che anche le loro mamme siano complici in questo che appare come un vero e proprio arcipelago-casino generale ed universale.

Ma forse ero poco attento quando leggevo ....


Renzo Mosca - In piena luce (Eros e magia a Capo Verde)


Robin Edizioni - 2009

Confusione

Avevo pensato a questo blog come ad uno strumento dove scrivere le cose che mi passavano per la testa e con la segreta speranza di avere delle cose da dire.

Poi le cose sono cambiate, forse perché non avevo molto da dire o quelle poche cose non sapevo come dirle ed allora ho cominciato a scrivere qualcosa sui libri che leggevo, per una necessità ben precisa, e cioè, perché mi capitava spesso, e ancora mi capita, che le cose che leggevo, le dimenticavo velocemente, cioè non ricordavo, anche dopo poco tempo dalla lettura, di cosa parlavano i libri letti, mi restava poco, addirittura mi capitava di rileggere un libro a distanza di tempo dalla prima lettura, senza ricordarmi nulla e senza nemmeno ricordarmi di averlo letto......

Ed allora il blog mi doveva servire per fare una breve sintesi o recensione dei libri che andavo leggendo nella mia assillante attività di divoratore di storie altrui e però mi capitava anche di scrivere un post su un libro già letto senza ricordarmi di averne già parlato in un precedente articolo ed allora, non so più a che punto sono arrivato e soprattutto dove potrò arrivare, se smettere di leggere , o smettere di pensare, o smettere di scrivere ... boh...!