Lettori fissi

martedì 12 settembre 2017

Ti piacerebbe far parte di una storia? (3)

Sto facendo le prove. In effetti non gliel'ho ancora chiesto, anche se sospetto che l’abbia già capito. Non le ho chiesto se vuole partecipare veramente a questo progetto, non ero ancora pronto. Mi sentivo come quando arriva addosso un’età senza essere del tutto preparati. Signore, concedimi ancora un po’ di tempo, mi preparerò ben bene!
E intanto, dove vado? Non conosco la strada, rischio di perdermi tra anfratti polverosi di cantine sotterranee, tunnel poco illuminati, cunicoli che potrebbero essere senza via d’uscita, avrei paura di inoltrarmi in quei budelli asfissianti, un intrigo di soluzioni che potrebbe trascinarmi per ore ed ore ad elencare percorsi sconosciuti, in esplorazioni a rischio, esperienza da vivere, mentre cercavo di non farmi notare, sentivo il bisogno di pisciare, pensieri intimi eppure necessari in alcuni momenti.
Provai a trattenerla, a dire il vero senza neanche molta fatica. Non si trattava di qualcosa di irresistibile, il pensiero però di ritrovarmi di nuovo, qualche minuto più tardi, ad avvertire lo stesso stimolo, senza poterlo soddisfare, mi innervosì parecchio, mi venne da pensare che con un colpo di mouse avrei potuto risolvere tutto, ritornare indietro, da dove ero partito, ed organizzare ad esempio un incontro con qualcuno più interessante. Cosa me lo impediva?
Più interessante, certo. Da che punto di vista, e per fare cosa, a che scopo? Mi assalivano domande e dubbi da ogni angolo dell’universo che intendevo creare. Un piacere immenso, infinito, incommensurabile, indicibile, inenarrabile e qui mi fermavo, non riuscivo più a continuare, cosa c’è da narrare oltre l’inenarrabile? Potrei chiederle un consiglio, un suggerimento, potrei rivolgermi direttamente a lei, per capire tutto quello che c’è da sapere, ma non ci avrei provato gusto, non lo stesso che poteva provocare la scoperta, mi verrebbe da dire la scoprizione, in analogia con una più generica vestizione.
Non mi sento di abbandonare Borsalino alle sue preoccupazioni, mi sembra di sprecare un’occasione. Ma starmene fermo, come fossi un clandestino che scappa e si nasconde, mi stava già venendo un disagio che cominciavo a mal sopportare.
In altre occasioni ho potuto pescare nel burrascoso passato qualche elemento per uscire fuori da una situazione difficile. Adesso, anche le porte del ricordo sembravano sbarrate e poi, gli intricati fili di qualche polvere, rumori non proprio piacevoli, perché incomprensibili, che venivano da qualche angolo al buio. Insomma, non stavo bene, non mi sentivo per nulla tranquillo.
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