Lettori fissi

martedì 19 dicembre 2017

Mara 5 (Qualcosa di diverso)

Me ne stavo a casa a leggere. Ogni volta qualcosa di diverso. Raccoglievo pensieri dalle pagine sparse dei libri che iniziavo, poi interrompevo, riprendevo, confondevo, impastavo, facevo lievitare in idee senza senso.
Poi ricostruirò una storia.
Confrontavo le frasi che emergevano dal sonno che, pesante, incombeva non appena accendevo una lampada. La luce artificiale mi oscurava la vista.
Facevo uno sforzo tremendo per rimediare qualche parola, poche frasi di senso compiuto, che il giorno dopo mi toccava ricostruire, interpretare, giustapporre con quanto avevo già scritto, per farle combaciare con le mie aspettative, con il sogno di ritrovare Mara, o Sara, o chi per lei, o di incontrarla al bar, per fare colazione insieme.
Ho ricevuto dei buoni consigli la notte appena trascorsa, ma non so chi ringraziare per questo soccorso, sta di fatto che lei mi aspettava, come se ci fossimo dati appuntamento.
Era già seduta al tavolino giusto di fronte alla vetrina delle paste. Per me un cornetto ripieno di marmellata di albicocca, lei preferiva la crema, e poi un caffè, un cappuccino ed una storia tutta da inventare, ognuno la sua parte.
La mia durava lo spazio di un respiro, che cercavo di trattenere più a lungo possibile. Lei era più sciolta, parlava rapidamente, ripetendo i concetti ogni volta con le stesse parole, come un disco incantato, di quelli di una volta.
La crema fluidifica i discorsi, rende scorrevole la conversazione, facilita la confidenza, agevola la vicinanza. Di questo era convinta.
Ho voglia di baciarti, aspetto che sia tu a dirmelo, a chiedermelo, a propormelo, non è il mio ruolo, non fa parte della mia parte. 
Mi immedesimo con cautela nella sua identità. Non vorrei commettere errori grossolani.

mercoledì 13 dicembre 2017

Mara 4 (La giusta distanza)

Non è stata una grande occasione quella del telefono. Neanche una grande idea. Solo fastidi. E pensieri inutili. Perdita di tempo.
Volevo ricavarne un racconto, forse anche un romanzo. Ma non ne viene nulla. Non sono riuscito a capire cosa manca, qualche dettaglio, forse.
Tenere la giusta distanza da una terza persona che mi permetterebbe di avere le idee chiare, non solo il cambio di consonanti delle alternative del nome da scegliere. In fondo, fare l’amore con Sara, o con Lara, non sarebbe stato molto diverso che farlo con Mara. Ma non era questo il punto.
Aspettavo un’idea, come se potesse arrivare da uno stimolo esterno. E aspettavo invano, perché era dentro me che doveva avvenire la trasformazione.
Fin quando si trattava di recitare la parte di un uomo, per quanto incompetente in talune materie, potevo lanciarmi, sia pur con un pizzico di incoscienza. Ma poi, quando dovevo vestire i panni di Mara, quando dovevo indossare i suoi sentimenti, non era solo più indovinare la giusta sequenza di gesti e di parole, toccava invece inoltrarmi in un mondo del tutto sconosciuto. Non sapevo essere donna.
Ma così come guido un’auto pur senza essere a conoscenza dei principi per cui un motore fa muovere un mezzo, insieme a tutti gli altri apparecchi e ai tanti meccanismi che fanno parte della macchina, del complesso sistema meccanico, allo stesso modo ho deciso di provare, di partire da cose note, da elementi universali ed incontestabili.
Vestirò un abito femminile, imparerò ad essere Mara, a truccarmi come lei, poco, per la verità, a selezionare le scarpe adatte alle circostanze, abbinare i colori delle calze e delle gonne, a riposarmi in certe giornate difficili. Insomma, a trasformarmi all’occorrenza in un altro personaggio.
Sì, non era ancora una somma, perché ce ne vuole ad accettare, sia pure per poche battute, un travestimento, che per me sarebbe una prima assoluta. 
Non era una somma anche perché non avevo visione delle singole porzioni di cui era costituito il suo corpo, perennemente sfuggente, affatto reale.

domenica 3 dicembre 2017

Mara 3 (Le solite azioni)

Non stavamo comodi, a dire il vero, ma non era a quello che badavo.
Per me era sufficiente averla accanto. Non chiedevo altro. Toccarle il fianco, sfiorarle il resto, accarezzarle i piccoli seni, farmi maltrattare il membro, che intanto si era come risvegliato da un sonno profondo.
Non ricordavo più da quanto tempo se ne stava lì come morto, giacendo assorto e taciturno in attesa di un’occasione propizia per dare segni di vitalità. La prossimità di Mara l’aveva provvidenzialmente ridestato.
Non erano solite le azioni a cui si rendeva disponibile. Non lo erano da anni ormai perduti, sprofondati negli abissi del tempo. Non si trattava di un cambio di vita, ma poteva servirmi per ripartire.
“Tu non sai cos'è stato quest’incontro per me”.
Glielo dissi quando ancora eravamo sdraiati dentro la vasca e nel riferirglielo cercai una risposta che tuttavia non arrivò. Ma poi capii cos'era stato. Non so che farmene di Mara. E non solo di lei.